venerdì 31 ottobre 2008

Il Gioco

Un gioco perfettamente equo, basato solo sulla fortuna, nel lungo termine porta al pareggio tra entrate ed uscite (legge dei grandi numeri: http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_dei_grandi_numeri).
Purtroppo il gioco equo non esiste se non in famiglia, dove non ci sono trattenute dal montepremi per le spese organizzative.
Quindi ogni gioco porta, nel lungo termine, alla perdita certa.
Il "costo" del gioco è dato dalla percentuale trattenuta dall'organizzatore.
Uno dei giochi più onesti è la roulette, dove ad esclusione della puntata su un numero secco, il costo della puntata è di 1/37 della stessa, quindi circa il 3% del volume di gioco.
Ma si può arrivare a trattenere oltre il 60%. Un esempio? Il superenalotto. Paradossalmente vincere un milione di euro puntando una cifra x, ripetutamente al raddoppio è tre volte più probabile che vincere un milione di euro giocando al superenalotto.

In realtà, sebbene oltremodo "costosi", ci sono comunque dei punti a favore dei giochi statali:
1) Meglio arricchire le casse dello stato che non quelle del crimine organizato.
2) Quel 60% di trattenuta può essere considerata una tassa sul sogno, il fatto che sia più facile essere colpiti da un fulmine che fare 6 non viene percepito da molti, così milioni di persone con un solo euro sono autorizzate a sognare ...
3) La rete di gioco da lavoro a molte persone

Per contro avrei da fare un unico ma enorme appunto: è provato che a lungo termine il gioco crea dipendenza. Quindi lo stato dovrebbe cercare di guarire i suoi cittadini malati e non aggravare la loro condizione. Dovrebbe pubblicizzare negativamente il gioco, un po' come per le sigarette, la droga e l'alcool. Invece si sprecano le pubblicità che vendono sogni milionari... In sintesi, lo stato attinge fondi dai malati, spingendoli ad ammalarsi ulteriormente per attingerne degli altri...

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